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2 Dicembre 2025

Itinerari musicali fiesolani

Alla scoperta di musiche e personaggi della storia fiesolana: Stefania Gitto traccia un breve itinerario musicale del territorio, mettendo in risalto il ruolo della biblioteca della Scuola nella riscoperta e valorizzazione del patrimonio della città che si è candidata al ruolo di Capitale italiana della cultura 2028.

Inedite esplorazioni musicali tra le colline di Fiesole
Le biblioteche musicali sono luoghi sconosciuti ai più e spesso avvolti da un alone di mistero. Al loro interno si conservano spartiti antichi e modernissime edizioni musicali, abbozzi, appunti e carte pentagrammate, libretti d’opera, programmi di sala, libri, saggi e riviste, registrazioni audio e video dai più disparati supporti e talvolta lettere, scritti, fotografie, disegni, appunti. La Scuola di Musica di Fiesole ne possiede una.
Percorrendo quasi tutta via della Fontanelle, antica strada di campagna che da San Domenico costeggia il monastero del Beato Angelico, pittore ricco di suggestioni musicali, si arriva a Villa La Torraccia dove, tra gli altri, soggiornò anche Charles Dickens ospite dell’amico poeta Walter Savage Landor. Al piano terra, le dodici profetiche Sibille custodiscono un patrimonio culturale nato dall’attività concertistica e didattica di Piero Farulli, il violista del Quartetto italiano che riuscì a trasformare la sua personale utopia in una realtà musicale ancora oggi attuale. Come lui, in cinquanta e più anni una moltitudine di interpreti, didatti, compositori, cantanti, musicofili, collezionisti, amici e colleghi, hanno donato alla Scuola composizioni, libri, scritti, disegni, partiture, creando una biblioteca che oggi conta oltre 30.000 volumi. Tra questi, oltre a partiture e spartiti d’uso quotidiano per studenti, docenti e concertisti, tante le curiosità, i ricordi e le testimonianze legate a quel bene prezioso che è la Musica.
Julia Perry, musicista afroamericana di grande talento, terminata la Julliard School venne a Firenze nel 1952 per continuare gli studi di composizione con Luigi Dallapiccola. La sua Sonata per viola e pianoforte, creduta persa, è stata ritrovata tra i doni del Fondo Farulli, con grande gioia dei professori di musicologia della Michigan e della Nothwestern University. Tra le lettere di Sostakovich, gli autografi di Pizzetti, le musiche da film degli anni ’30 di Veretti e gli inediti per chitarra di Company, l’attenzione è colpita dalla coperta acquerellata di un antico manoscritto:

Chi mi sa dir qual sia
la sorte bella e grata
d’Etruria fortunata
sotto il toscano Re?

Con questi versi Charles Antoine Campion, maestro di cappella granducale, a fine Settecento celebrò Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, sovrano illuminato che si pronunciò contro la pena di morte prima di divenire – l’anno precedente la morte di Mozart – imperatore d’Austria. Perché la cantata rimase incompiuta e come è giunta alla Scuola di Musica di Fiesole?
Storia lunga e alquanto fascinosa, ma il nostro breve itinerario musicale ci riporta ora a San Domenico di Fiesole dove nel 1771 fu proprio il granduca Pietro Leopoldo ad autorizzare la costruzione di un teatro e casino (leggasi casinò) ai signori dilettanti dell’Accademia di Generosi su un terreno concesso gratuitamente dal duca Averardo Salviati, proprietario di quella parte di collina che guarda via Bolognese.
Al termine dei lavori, i Generosi omaggiarono la famiglia Salviati dei migliori posti ai loro spettacoli, occupandosi anche della gestione dell’Osteria delle Tre Pulzelle, del «pallottolaio annesso» (il campo per il gioco delle bocce), del frutteto e della carciofaia coltivata nel campo sottostante. Al numero 70 di via Vecchia fiesolana ancora oggi si possono ammirare le architetture del
Teatro Nuovo innalzato a spese di diversi nostri nobili e cittadini a S. Domenico di Fiesole per dare colà un divertimento in tempo di villeggiatura è già terminato e si ammira l’ordine, il buon gusto e la magnificenza dell’architetto signor Zanobi del Rosso che ne ha data l’idea. Lunedì sera fu aperto con una festa da ballo che riuscì assai brillante per la bella illuminazione, con il numeroso concorso di villeggianti e nobiltà e cittadinanza venuta da Firenze; in appresso vi saranno rappresentate diverse commedie con intermezzi in musica. (Gazzetta Toscana, 16 ottobre 1773)

Nei venti anni di attività l’Accademia fiesolana curò l’allestimento di numerose opere in musica, tra le quali L’idolo cinese del compositore napoletano Giovanni Paisiello, una vera e propria star dell’epoca, e l’intermezzo giocoso di un giovanissimo Luigi Cherubini (L’amore artigiano, oggi perduto e chissà che non si ritrovi in qualche archivio fiesolani), ma anche pièce teatrali come l’Eugenie di Racine e tantissime, divertenti feste da ballo.
I frati di San Domenico lamentarono i canti, gli schiamazzi e il via vai di carrozze con dame e nobiluomini che in orari serali giungevano davanti al sagrato della chiesa oltraggiando il riposo delle anime del piccolo cimitero. Ma dovevano essere abituati, visto che poco lontano George Nassau Clavering, terzo conte della nobile famiglia inglese Cowper, stipendiava un’intera orchestra: noti alle cronache del tempo sono i sontuosi ricevimenti e i concerti dati nella monumentale Villa dei Tre Visi, ai quali partecipavano ospiti illustri e rappresentanti diplomatici di tutta Europa.
Era quella l’epoca del Gran Tour – un viaggio per giovani e aristocratiche menti affascinate delle bellezze culturali e paesaggistiche italiane – che portò tanti stranieri ad amare e frequentare le eleganti dimore disseminate tra le colline fiesolane. Nacquero salotti e circoli intellettuali dove aristocratici, nobili e ricchi forestieri invitavano amici e connazionali a conversare davanti ad un tea, condividendo gioie letterarie e musicali. Anche il barone Alexander Kraus, nativo di Francoforte sul Meno, si stabilì al Palagio del Sera, storica villa posta lungo la vecchia strada del Borghetto, salendo verso Fiesole. Sposatosi con Maria Carolina Maddalena Papini, trasmise la passione musicale al figlio Alessandro, pianista di talento e etnomusicologo ante tempo visto che tra un concerto e una lezione di musica si adoperò per arricchire la collezione di famiglia con strumenti musicali raccolti in tutto il mondo e ammirata all’Esposizione Universale di Parigi del 1878. All’Archivio storico del Comune si conserva una sua partitura autografa, la marcia Fiesole Nuova, dedicata alla banda cittadina, di cui divenne presidente.
Una collezione musicale preziosa, quella della filarmonica fiesolana, con inni, concerti, melodie sacre e ballabili, come il valzer Un pensiero a Fiesole di Ulisse Faleni e un anonimo Un saluto alle Caldine, e una miriade di trascrizioni operistiche con i temi più famosi di Traviata, Nabucco, Aida, Norma, Lucia di Lammermoor, La figlia del reggimento, I Pagliacci, Carmen, etc, etc. Inaspettati invece i brani scritti per celebrare l’avanzare del progresso tecnologico: Corsa elettrica da Firenze a Fiesole è un galop messo in musica dal toscano Ernesto Becucci per l’inaugurazione del tramway (scritto proprio così) che sostituiva le vecchie diligenze trainate dai cavalli. Il nuovo mezzo di traporto cittadino aveva il capolinea in Piazza Mino – esattamente come adesso – davanti al Teatro, fatto costruire nel 1864 dal pittore e mercante d’arte William Blundell Spence, dove la sera del 29 gennaio 1888 fu allestita l’operetta comica in due atti Le avventure di un sindaco innamorato su musica di Icilio Monti, maestro della filarmonica fiesolana.
E fu proprio la sede della banda che, nel marzo 1974, accolse cinque volenterosi musicisti – tra i quali Piero Farulli e sua moglie Antonia (Ninetta) Parisi – per insegnare violino, pianoforte, solfeggio e coro a quaranta allievi di ogni età. Oggi alla Scuola di Musica di Fiesole gli insegnanti sono venticinque volte tanto e oltre mille gli studenti, ma sempre di ogni età, come voleva Piero che considerava l’istruzione musicale non solo una importantissima disciplina scolastica – l’educazione musicale fu introdotta come materia obbligatoria in tutte le scuole elementari del territorio comunale – ma anche e soprattutto un bene sociale di alto valore civico. Tutti ne dovevano godere e per questo il maestro portò la musica classica tra chiese, aie, case del popolo, scuole, chiostri e piazze, favorendo l’incontro diretto e umano con gli interpreti, spesso di fama mondiale, che spiegavano e raccontavano al pubblico la loro passione e professione di vita.
Nel 1978 l’operina L’arca di Noè di Benjamin Britten, di cui si conservano i coloratissimi bozzetti di Ferdinando Farulli, inaugurò l’Estate Fiesolana (il più antico festival estivo d’Italia) nel suggestivo Teatro Romano, aprendo un sodalizio artistico che dura tuttora.
Se passeggiando per le colline fiesolane tendete l’orecchio sentirete ancora i suoni che per secoli hanno plasmato il paesaggio sonoro e che oggi, quotidianamente, scaturiscono dalla Scuola di Musica di Fiesole per poi sfumare tra il verde delle colline.

Stefania Gitto

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