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Diego Di Mario I trombone Orchestra RAI

Al giovane trombonista, che ha frequentato l’OGI negli anni 2005-07 ed ha recentemente conquistato il prestigioso traguardo professionale, abbiamo rivolto alcune domande.

Innanzitutto, congratulazioni! Il ruolo di primo trombone presso l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI è un traguardo di grande prestigio…è stato difficile conquistarlo?


Grazie per i complimenti! È un onore immenso entrare a far parte di una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane e posso dire di essere veramente orgoglioso di come sono andati i sei mesi di prova. Non è mai facile arrivare in una nuova orchestra: nuovi colleghi, nuove abitudini, un modo di suonare ben delineato nel quale bisogna cercare di entrare in punta di piedi, ma il più in fretta possibile. In poche parole bisogna fare in modo che tutti, colleghi della sezione, dell’orchestra in generale e direttore, possano fidarsi di te sotto tutti i punti di vista: musicale, professionale e umano…e dato che sono stato confermato, credo di esserci riuscito!

Nel tuo percorso formativo hai scelto di includere i corsi di qualificazione dell’Orchestra Giovanile Italiana. Come sei arrivato all’OGI?
Sono arrivato all’OGI per svariati motivi: mi ero appena diplomato in conservatorio, nel luglio 2005, e cercavo un posto dove continuare a studiare, perché sentivo di avere ancora tanto da imparare. Il conservatorio mi aveva dato molto, ho avuto professori bravissimi, che mi hanno da subito indirizzato bene. Ma sentivo di aver bisogno di un’esperienza di ancor più alto livello, che mi facesse fare quel famoso “salto di qualità” di cui tutti parlano. Ed ecco che il maestro della banda del mio paese, col quale avevo iniziato a studiare musica, mi disse che da giovane aveva frequentato i corsi di Fiesole, dell’Orchestra Giovanile Italiana e che era stata un’esperienza fantastica. Da quel momento ci siamo informati, in conservatorio c’era il volantino che parlava dell’OGI e, d’accordo con i miei professori, ho iniziato a prepararmi per l’audizione. Ricordo come un sogno quel giorno: tantissimi ragazzi, quasi tutti più grandi di me, molto più sicuri. Ho iniziato subito con una figuraccia, volendo dare la parte del pianoforte a colui che credevo fosse il pianista accompagnatore, ma che poi ho capito essere uno dei commissari della giuria! In quel momento ho pensato che il mio esame fosse già finito…invece qualche settimana dopo una lettera mi informava del fatto che ero stato selezionato! Mi è capitato spesso nel corso degli anni di suonare in orchestra accanto a quel commissario della giuria…ed ancora mi prende in giro per questa storia!

In che modo credi che questo corso abbia contribuito al tuo successo professionale? Quali ricordi conservi dell’esperienza fiesolana?
Sono ancora oggi convinto che i due anni passati nell’Orchestra Giovanile Italiana siano stati i due anni di studi più belli della mia vita. È esattamente quello che ogni ragazzo sogna quando inizia a studiare uno strumento: vivere 24 ore al giorno respirando musica. È incredibile la magia che si crea in quello splendido posto. È tutto bello, tutto divertente, tutto è come lo sognavi. Ho conosciuto persone che ancora oggi sono veri amici, e anche quelli con i quali non ho più contatti mi hanno lasciato dentro un ricordo fantastico. Molti degli amici della Giovanile li ritrovo spesso in orchestra, ed ogni volta ricordiamo quel periodo magnifico. Appena finiti i due anni di corso, è stato un trauma abituarsi alla vita normale…perché nell’Orchestra Giovanile Italiana c’è qualcosa di impossibile da descrivere…l’unica parola che forse può rendere l’idea è  MAGIA.
Dal punto di vista formativo posso tranquillamente dire che senza l’esperienza nell’OGI sicuramente oggi non sarei qui…o almeno non nella veste di primo trombone di una grande orchestra. Forse prima di entrare a Fiesole avevo qualche possibilità, molta determinazione e un po’ di talento, ma la Scuola mi ha dato tutte le ricette giuste per far fruttare al meglio le mie qualità. Con le lezioni individuali del M° Guido Corti ed i corsi speciali del M° Robert Tucci ho subito fatto progressi tecnici enormi. Con le lezioni di musica da camera del M° Renato Rivolta ho imparato ad ascoltare, a capire quando essere protagonista e quando lasciare spazio agli altri, a proporre idee e a catturare quelle che gli altri ti lanciano. Con le esercitazioni orchestrali del M° Nicola Paszkowski ho potuto mettere in pratica tutti i passi d’orchestra studiati per ore da solo in una stanza, e capire qual è veramente il senso di quello che il mio strumento fa all’interno dell’orchestra.
Ma le lezioni che più di tutte, per la mia esperienza, hanno fatto la differenza, sono state quelle con la sezione dei fiati dell’OGI, tenute dal M° Giampaolo Pretto: quelle giornate intere passate a scandagliare ogni dettaglio di una sinfonia, a cercare il bel suono in ogni nota, l’intonazione perfetta in ogni accordo, il ritmo giusto in ogni passaggio. Questa è stata la più grande palestra, con la quale ho percepito veramente giorno dopo giorno i miei miglioramenti. Non nego che ci siano stati momenti molto difficili: il M° Pretto è molto esigente, e voleva il massimo da noi, sempre, dall’inizio alla fine. Le tante ore passate con accordatore e metronomo a volte erano pesanti, ma non finirò mai di ringraziarlo, perché se oggi riesco a fare questo mestiere in un certo modo, lo devo anche (e forse soprattutto) ai suoi insegnamenti.

Nonostante la giovane età, hai già avuto modo di collaborare con le più prestigiose orchestre italiane ed europee….quali sono stati gli incontri che ti hanno maggiormente arricchito?
Sì, in effetti sono stato molto fortunato. Appena finiti i corsi dell’Orchestra Giovanile Italiana, ho vinto il posto da secondo trombone all’Opera Royal de Wallonie di Liegi. È stato tanto bello quanto inaspettato! Era il mio primo concorso, penso di aver vinto per la grande preparazione che l’OGI mi aveva dato, l’energia che mi aveva lasciato dentro, e per l’incoscienza dei 20 anni, quella che ti fa salire su un palco senza nessuno stress, solo con tanta voglia di suonare bene.
Forse è stata l’esperienza lavorativa che mi ha insegnato di più: partire da solo, imparare bene il francese, vivere in un posto sconosciuto non è stato semplice.  Presto mi sono reso conto che il mondo del lavoro è molto diverso dalla Giovanile. L’OGI è l’orchestra perfetta che tutti sogniamo, un’utopia che per due anni sembra diventare realtà. Invece a Liegi non sono riuscito ad ambientarmi al meglio: troppa nostalgia di casa, qualche incomprensione con i colleghi, causata anche dalla mia inesperienza; così, dopo un anno e mezzo, ho deciso di tornare in Italia, recuperare tranquillità e ripartire. Non è stato facile lasciare un lavoro fisso e tornare a casa senza sapere cosa fare, ma sentivo che quella era la cosa giusta per me. Così è arrivato un periodo di studio intenso, ho iniziato a fare audizioni, finché qualche mese dopo ho vinto la prima: lì ho capito che avrei potuto essere un musicista. Dopo quell’audizione ne ho vinte tante altre, diventando un po’ l’incubo dei colleghi che partecipavano e che mi vedevano spesso vincere! Ho iniziato a lavorare in molte orchestre italiane, sia sinfoniche sia d’opera, e grazie ad ognuna ho messo nel mio bagaglio un tassello di esperienza  Un momento sicuramente molto importante è stata la stagione  2011/2012, in cui ho ricoperto il ruolo di primo trombone nell’Orchestra del Teatro alla Scala e nella Filarmonica della Scala. Ho passato per sette mesi almeno dieci ore al giorno in quel magnifico teatro, suonando tanta musica con grandissimi direttori: opere, sinfonie, balletti…accanto a musicisti eccezionali, alcuni dei quali mi hanno dato consigli importantissimi. In quel periodo ho cercato di ascoltare il più possibile, “rubare” i segreti del mestiere a chi ha trent’anni di carriera alle spalle. Insomma, una grande occasione per me, culminata con l’esecuzione del Bolero di Ravel in alcune delle più prestigiose sale da concerto europee, sotto la guida di Daniel Barenboim…un sogno che si è avverato, un’emozione che sicuramente ricorderò per tutta la vita.
Ora spero di far fruttare al meglio tutte queste esperienze nella mia nuova orchestra, dando il massimo ogni giorno per contribuire all’obiettivo principale di questo splendido mestiere: fare tanta bella musica!!!

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