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Momenti Musicali – Christa Bützberger, Giuseppe Barutti

Christa Bützberger pianoforte
Giuseppe Barutti violoncello

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770–1827)
Sonata per pianoforte e violoncello n. 5 in re maggiore op. 102 n. 2
Allegro con brio
Adagio con molto sentimento d’affetto
Allegro

JOHANNES BRAHMS (1833–1897)
Sonata per pianoforte e violoncello n. 2 in fa maggiore op. 99
Allegro vivace
Adagio affettuoso
Allegro passionato
Allegro molto

Ingresso libero

Proseguono le matinée domenicali alla Torraccia, che da quest’anno vedono il coinvolgimento degli allievi della Scuola. Due movimenti dalla celebre Primavera beethoveniana saranno proposti in apertura da Lorenzo Banchi (pianoforte) e Sofia Morano (violino), prima che l’Auditorium Sinopoli ospiti i due protagonisti di questo concerto. La pianista svizzera Christa Bützberger appartiene allo stretto gruppo di diretti allievi di Sergiu Celibidache, e si dedica allo studio e alla divulgazione della fenomenologia in correlazione con la musica. Talento precoce e multiforme, si è perfezionata con Riccardo Brengola e Franco Rossi, iniziando presto un’intensa attività concertistica. Anche Giuseppe Barutti ha debuttato prestissimo, vincendo a soli 11 anni il primo premio al Concorso di Violoncello di Vittorio Veneto. Si è perfezionato con Franco Rossi e Antonio Janigro; prezioso è stato anche per lui il contatto con Celibidache. Insieme propongono un dittico di grandi lavori cameristici, accostando la vetta della produzione beethoveniana per violoncello e pianoforte, la Sonata in re maggiore op. 102 n. 2, alla Seconda Sonata di Brahms.
La Sonata in re maggiore op. 102 n. 2 completa il ciclo delle cinque composizioni del genio di Bonn. Tra i capolavori indiscussi dell’ultimo stile beethoveniano, supera ogni strettoia formale con l’impiego di un materiale asciutto e scolpito, e con un dialogo serrato e paritario fra i due strumenti fin dalle prime battute dell’Allegro con brio. Dopo uno degli adagi più intensi e meditativi della produzione beethoveniana, l’ascoltatore viene trascinato nel turbine di una fuga di rara elaborazione, dai risultati armonici inediti e rivoluzionari, che conclude la composizione (risalente al 1815!) con sconcertante modernità.
La felice estate creativa del 1886, che vide Brahms al lavoro nella composizione della Sonata per violino e pianoforte op. 100, del Trio op. 101 e dei Lieder op. 105, 106 e 107, produsse anche la splendida Sonata in fa maggiore op. 99. Dedicata al violoncellista Robert Haussmann, che aveva già contribuito alla circolazione del primo lavoro brahmsiano, la Sonata è contraddistinta dall’impeto ardente del primo movimento, che si stempera nell’intensità espressiva del secondo, mentre la tensione energica dello scherzo Allegro passionato è sospesa nella sezione centrale del Trio; il finale è invece un rondò, che conclude la Sonata con leggerezza e andamento popolareggiante.

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