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Sergio Cofferati ricorda Piero Farulli

La mia passione per la musica lirica e sinfonica risale all’infanzia e deriva dall’influenza che sulla mia formazione culturale ha esercitato il mio babbo. Ascoltando, vedendo e leggendo ho conosciuto autori e artisti italiani e stranieri di entrambi i campi. Ovviamente ho ascoltato, tra gli altri, il Quartetto Italiano e ho apprezzato Piero Farulli, componente importante di quel gruppo. Negli anni non ho mai smesso di ascoltare il Quartetto. La mia stima per Piero è cresciuta ancor di più grazie alla Scuola di Musica di Fiesole, istituzione straordinaria con una missione bella come quella di trasmettere cultura.

Volevo conoscere la Scuola, ma ero troppo timido per chiederlo. Destino volle che fosse Piero a chiedermi, attraverso la splendida Adriana, di visitarla. Non solo, ma mi chiese di far parte della giuria dell’esame di fine corso, nella quale la legge prevedeva la presenza di un rappresentante sindacale. Accettai con grande timore, la mia passione per la musica era certa ma la competenza per giudicare degli studenti era tutta da dimostrare. Per fortuna il giurato-sindacalista se la cavò. Quel primo e singolare incontro divenne una solida e bella amicizia con un musicista ed intellettuale che durò fino alla sua scomparsa. Nel 2002, per confermare l’affetto per lui e l’attenzione che tutta la Cgil aveva per il suo lavoro, chiesi a Piero di mandare quattro ragazzi della scuola a Rimini a suonare l’Inno alla gioia e l’Inno di Mameli all’apertura del nostro congresso nazionale. I delegati e le delegate ascoltarono in religioso silenzio le esecuzioni e poi esplosero in una lunga ovazione. Come meritavano quei ragazzi e il loro maestro Piero.

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